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Malattie croniche e conseguenze psicologiche

Soffrire di una malattia o di un dolore cronico ha risvolti non solo sul corpo ma anche sulla sfera emotiva e psicologica (soprattutto con il passare del tempo).
Le conseguenze psicologiche possono essere molteplici e variare da persona a persona, da storia a storia.
Vediamo insieme 7 delle più comuni conseguenze.

1 – Difficoltà relazionali: incomprensione da parte del mondo esterno

La prima importante conseguenza psicologica e sociale riguarda il contatto con gli altri e con l’esterno.
Purtroppo spesso esternamente non si incontra la giusta dose di accoglienza e comprensione e ci si trova invece a scontrarsi con persone che cercano di negare, minimizzare o addirittura ridicolizzare la malattia.
Tutto questo rischia di portare ad una chiusura relazionale e ad un isolamento sociale che dal punto di vista emotivo causa ancora più sofferenza.
Sentirsi soli ad affrontare dolori e sintomi non fa altro che amplificare i sintomi e i dolori stessi.
Altro punto connesso all’incomprensione riguarda il doversi cotinuamente spiegare o giustificare. Passare il tempo a trovare spiegazioni rispetto al proprio stato di salute non dovrebbe essere un compito aggiuntivo per chi già sta soffrendo.

2 – Ansia, paura e preoccupazione per il futuro

Un’importante e molto ampia conseguenza emotiva è relativa all’intensità di emozioni connesse all’ansia.
I pensieri di un malato cronico sono inevitabilmente rivolti verso il futuro e verso come potrà essere il proprio stato di salute.
“Riuscirò ad andare avanti?”, “Starò sempre male?”, “I sintomi peggioreranno?” “Riuscirò a migliorare?”. Sono solo alcune delle domande e dei dubbi che affollano la mente.
Sebbene ansia, paura e preoccupazione siano emozioni molto comuni, bisogna però monitorare che non superino i livelli di certe soglie personali.

  • la soglia del tempo: se queste emozioni durano da troppo.
  • la soglia dell’intensità: se sono emozioni troppo forti da invalidare il resto della vita.
  • la soglia del contesto: se si presentano “immotivatamente” senza fattore scatenante (fuori contesto).

Se personalmente ci si accorge che questi stati emotivi hanno superato i propri livelli di “normale sopportazione” si deve poter intervenire anche professionalmente per poterli riportare entro certe soglie che siano considerate come gestibili.

3 – Frustrazione e senso di impotenza rispetto al dolore e ai sintomi

Altre due grandi emozioni conseguenti alla cronicità sono la frustrazione e il senso di impotenza.
La frustrazione può essere definita come lo stato emotivo in cui ci troviamo nel momento in cui pensiamo che il nostro agire, rispetto ad una determinata situazione o ad uno specifico problema, sia stato o sia tuttora inutile e vano. Questo conduce alla percezione e ad un vissuto di sconfitta e fallimento in conseguenza al trascorrere degli eventi che vengono visti come qualcosa di insormontabile.
Il senso di impotenza è quel sentimento che nasce nel momento in cui si percepisce la sensazione di non avere alcuna possibilità di fare qualcosa per migliorare la propria condizione, situazione o problema.
Nel complesso entrambe queste emozioni portano ad avere la sensazione di non riuscire a gestire la propria malattia, di non avere il controllo sui propri sintomi e quindi a sentirsi sopraffatti da quello che accade. La percezione può essere quella di sentirsi schiacciati dal peso di qualcosa di troppo grande, troppo forte, troppo immenso.

4 – Stanchezza emotiva e mentale

La stanchezza è certamente un’enorme conseguenza della cronicità.
Parliamo sia di stanchezza fisica che di stanchezza mentale.
Quando i sintomi sono compagni per lungo tempo, è inevitabile sentirsi stanchi.
Dal punto di vista psicologico la stanchezza è data proprio dall’accumulo, nel corso del tempo, di dolore fisico e di sfide emotive.
La mente che, inizialmente ha meno difficoltà ad adattarsi e ad accettare limiti e cambiamenti, nel corso del tempo inizia semplicemente a non poterne più.
Gli elementi principali della stanchezza mentale possono essere: mancanza di energie, nebbia mentale, mancanza di interesse per ogni tipo di attività, difficoltà di concentrazione, affaticamento, irritabilità e nervosismo.

5 – Stati depressivi

Grande conseguenza delle malattie croniche è la possibilità di sviluppare stati depressivi più o meno intensi.
Quello che si riscontra in linea generale quando si vive uno stato depressivo è un tono dell’umore caratterizzato da emozioni e vissuti di sconforto, disperazione, paura e tristezza. Queste emozioni risultano per la persona come difficili da gestire e tollerare in maniera autonoma. Si può anche verificare una sensazione di mancanza di forze, una diminuzione di interesse verso le attività quotidiane, una diminuita capacità di pensare e concentrarsi, sentimenti di autosvalutazione, sensi di colpa, disturbi del sonno.
Spesso la presenza di uno stato depressivo porta la persona ad avere una visione di sè e della realtà come totalmente grigia e negativa.
Rispetto alle altre conseguenze psicologiche, gli stati depressivi meritano sicuramente un’attenzione maggiore. Avere un sostegno psicologico professionale può essere necessario per aiutare la persona a prevenire questi stati o a superarli.

6 – Malinconia per la “normalità” della vita quotidiana

Questa sensazione è una sensazione molto delicata e difficile da definire in maniera univoca.
La percezione può essere quella di una vera e propria nostalgia per una vita senza malattia e senza dolore.
Non si prova malinconia per i viaggi, per le avventure o per le grandi imprese ma si prova malinconia anhe solo per la possibilità di riuscire a farsi una doccia in tranquillità senza problemi o senza dolore.
Associato a questo può essere anche presente la nostalgia e la mancanza per la persona che si era prima della malattia. Tante volte i sintomi della malattia o la scoperta della diagnosi vengono visti come dei momenti spartiacque tra la vita prima e la vita dopo.

7 – Senso di sofferenza e di inadeguatezza per la possibile perdita di autonomia

Se la cronicità e la malattia obbligano a dover dipendere dagli altri per determinate azioni o movimenti, questo psicologicamente può portare a provare un profondo senso di inadeguatezza verso la propria vita.
Accettare di non essere più gli stessi e accogliere il necessario aiuto esterno può diventare estremanemente impegnativo.
Ci si può sentire incapaci, inetti, inadeguati alla vita.
Per quanto tutte queste emozioni siano del tutto naturali, è evidente come vadano ad aumentare lo stato di sofferenza e di peso emotivo della persona che le vive.

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4 risposte

  1. Si. Ha descritto la mia situazione. Perfettamente. Aggiungo la perdita di persone , marito, Compagno che sono esauriti dagli eventi. Anche loro subiscono involontariamente la nostra situazione.

  2. Molte delle descrizioni dell’articolo sono vere, reali, il malato di malattia cronica è invalidante si isola perché spesso non trova persone che la capiscono, e smette di raccontarsi, perché nn vuole più giustificare il non poter fare spesso ciò che altri dicono di fare, solo in Dio trovano la loro forza x chi crede, x chi non crede spesso si incattiviscono verso tutti. Bisognerebbe avere dei centri specializzati in varie discipline mediche che possano aiutare queste persone a 360,°al nord ci sono tali strutture al sud e al centro Italia scarseggiano o ancor più non esistono.

  3. Questo articolo è portentoso, penso possa aiutare tante persone a dare un nome al proprio stato emotivo e fisico. Complimenti

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