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Vulvodinia
Se hai dolore cronico nella zona vulvare, se non riesci ad avere rapporti a causa di questo dolore, se il bruciore intimo ti limita la vita, non è un blocco mentale, potresti essere 1 donna su 7 che soffre di vulvodinia.
Sintomi fisici
La vulvodinia è una sindrome ginecologica caratterizzata da dolore cronico e persistente nella zona vulvare. Ancora oggi purtroppo è una malattia considerata invisibile a causa della sua sintomatologia non osservabile oggettivamente dall’esterno. Per questo viene spesso interpretata come una sindrome causata da fattori psicologici. In realtà questo non è assolutamente vero, la vulvodinia ha basi biologiche.
Il dolore che descrivono le donne affette da questa malattia è di vario tipo: dal bruciore intenso alla sensazione di avere tanti spilli o spade che perforano i tessuti, alla percezione di scosse elettriche. Il dolore si presenta in maniera costante e quotidiana peggiorando in casi di sfregamento o di contatto anche solo con l’acqua.
In questo quadro è evidente come avere dei rapporti sessuali diventi assolutamente impraticabile e impossibile. In molti casi inoltre può essere associato lo stimolo di dover urinare molte più volte rispetto ad una condizione ritenuta normale.
Tante volte possono passare anche diversi anni prima che alla donna venga fatta la corretta diagnosi. Anni in cui il dolore fisico persiste andando ad aumentare anche la sofferenza psicologica.
Stato psicologico
Le ripercussioni psicologiche si manifestano sotto diversi fronti.
In primo luogo le donne sono portate e costrette a mettere in atto tutta una serie di privazioni e condizionamenti quotidiani nel tentativo di tenere a bada i dolori il più possibile. Dallo scegliere che posizione assumere stando sedute, al tipo di indumenti da indossare e al tipo di alimentazione da preferire per arginare gli stati infiammatori. Questo limita notevolmente la vita e lo svolgimento di qualunque tipo di attività.
Gestire il dolore 24 ore su 24 porta ad uno stato di stanchezza mentale fino al punto in cui la donna stessa sente di non poterne più di avere i pensieri costantemente impegnati in un’unica direzione. Gli stati emotivi di ansia, paura, preoccupazione, depressione, tristezza, rabbia, frustrazione ed impotenza solo all’ordine del giorno e certamente non aiutano il dolore a placarsi ed il corpo a stare meglio. Si innesca una sorta di circolo in cui più si prova dolore e più si entra in uno stato emotivo di tensione e paura, ma più si prova tensione e paura e più il dolore aumenta e resiste.
Tutto questo ovviamente si riflette sulle relazioni intime e sociali che la donna vive. Non è per nulla semplice trovare comprensione e accettazione da parte degli altri, che siano amici, familiari o partner. In questi casi il senso di distacco dalla socialità e di isolamento aumenta vertiginosamente.
Un’ultima considerazione sintetica dal punto di vista psicologico vorrei farla riguardo il senso di colpa che spesso si innesca prima di avere una diagnosi certa. Purtroppo fino a quando ci si sente dire che “il dolore è tutto nella tua testa”, il senso di colpa si ingigantisce in maniera esagerata andando a peggiorare lo stato di salute già precario. La diagnosi in questi casi può essere vista come una sorta di liberazione dall’idea di essere pazze.
La voce delle donne
“La sensazione è che mi brucino le viscere”, “Mi sono chiusa totalmente dal mondo”, “È come andare costantemente a fuoco”, “Non ho una vita, fingo di avere una vita normale”, “Mi sembra di impazzire, non voglio vivere così”.
Le mie pazienti ripetono spesso frasi di questo tipo quando arrivano da me. Mi trovano a volte come l’ultima spiaggia a cui affidarsi. Loro sanno che non facciamo magie, sanno che il dolore non sparisce con la forza della mente ma sanno anche che chiedere un sostegno psicologico è la prima azione per cercare di alleviare almeno un po’ quella sofferenza emotiva che si scatena quando ti senti sola ed incompresa, quando il mondo ti sembra non avere più alcun senso.
Non sei sola
Comprendo il tuo dolore, so quanto ferisce il corpo e contemporaneamente anche la mente, so quanto ti distrugge. Riconosciamo il peso di questa malattia come primo passo.
Psicologicamente abbiamo la possibilità insieme di osservare il ciclo del dolore e provare ad alleggerirne la componente emotiva e di paura che ti fa accumulare ancora più sofferenza. Con l’ipnosi e le tecniche di rilassamento possiamo lavorare sulla tensione e sulla contrattura muscolare che si accumula quando sei più spaventata e che ti fa irrigidire e percepire ancora più forte quel dolore. Puoi trovare nel sostegno psicologico uno spazio di ascolto, confronto e totale comprensione.
Ricorda: non è colpa tua!
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