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Malattie croniche e solitudine

Quando si vive con una malattia o con un dolore cronico anche le relazioni con le altre persone cambiano inevitabilmente.
Spesso chi soffre si trova a dover dare spiegazioni e giustificazioni rispetto ai propri sintomi e non è sempre facile nè psicologicamente nè in termini pratici (nessuno nasce medico in grado di spiegare certe cose).
Purtroppo però quello che capita troppo frequentemente è che dall’altra parte non si trova la giusta dose di attenzione, ascolto, accoglienza e comprensione. Al contrario invece ci si trova di fronte a reazioni di negazione e ridicolizzazione del dolore e dei sintomi.
Tutto questo è sicuramente il primo grande motivo per cui chi soffre di una patologia cronica tende a isolarsi, a chiudersi e di conseguenza a percepire un forte senso di solitudine.
Vediamo insieme quali possono essere altri motivi comuni per cui questo senso di solitudine può manifestarsi.

Gli eventi serali

Molti eventi della nostra vita sociale quotidiana si svolgono in orario serale dopo le ore di attività lavorativa. Chi soffre di una malattia cronica ha, però, poche energie a disposizione e spesso in orario serale sono già tutte terminate (anche ben prima dell’orario serale).
Questo obbliga a dover rinunciare alla maggior parte degli eventi per il bisogno di riposare, dormire o quanto meno recuperare delle forze.

Perdita di amici

Quello che capita successivamene al momento della diagnosi è che spesso si perdono delle “amicizie”. Persone che si avevano attorno nel momento del benessere che decidono di scappare nel momento del bisgono e della sofferenza.
La malattia diventa un grande banco di prova per le relazioni sociali, insegna a distinguere tra chi era davvero un amico e chi era un semplice conoscente di passaggio.

Mancanza di argomenti

Un altro importante punto rispetto al senso di solitudine è relativo agli argomenti in comune con le altre persone.
Vivendo spesso in dipendenza dei sintomi è difficile per chi soffre non parlarne. Dall’altra parte si devono incontrare persone consapevoli di questo e capaci di comprendere che parlare del proprio vissuto di malattia non è un modo per lamentarsi ma semplicemente per condividere.
Non tutti d’altro canto sono pronti psicologicamente a parlare o ad ascoltare argomenti connessi al dolore o alla sofferenza perchè spesso questo può fare una grande paura.
Riuscire a trovare dei punti di contatto e degli argomenti in comune diventa fondamentale per il mantenimento di relazioni in equilibrio.

Sentirsi diversi

Connesso al punto precedente troviamo la difficoltà psicologica per chi soffre di una patologia cronica di stare in mezzo a chi sta bene.
Questo se da una parte può essere piacevole (perchè si vive una certa “normalità”), dall’altra rischia di lasciare uno strascico emotivo di indeguatezza.
Trovarsi in mezzo a chi sta conducendo una vita “senza pensieri” o “senza problemi” potrebbe far percepire un senso di diversità non facile da gestire mentalmente. Il rischio può essere quello di sentirsi strani, sbagliati, sfortunati.

Costo economico della socialità

Gli eventi sociali hanno ovviamente un costo economico. Chi vive con una malattia cronica cerca costantemente di risparmiare i proprio soldi per poter pagare visite mediche, esami, farmaci, integratori e terapie che purtroppo spesso sono molto costosi.
Se questo si associa anche alle difficoltà lavorative o all’impossibilità di lavorare, è naturale che gli eventi sociali passino in ultimo piano.

In conclusione chi soffre di una malattia cronica si trova a dover obbligatoriamente rivedere anche le proprie relazioni sociali. Non è questione di avere più o meno voglia di interagire, non è questione di essere asociali o pigri. Spesso la chiusura è solo un tentativo di proteggere in qualche modo la propria sofferenza.

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